ETÀ CONSIGLIATA: da 9 anni in poi |
"Volevamo braccia, sono arrivati uomini"
(Max Frisch)
“Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci linciavano perché rubavamo il lavoro o facevamo i crumiri, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei
bianchi in Louisiana(…)Quando gli "albanesi" eravamo noi vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi
girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo. Quando gli "albanesi"
eravamo noi, espatriavamo clandestini a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli oceani, dormivamo a turno in quattro nello stesso fetido
letto ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe(…). Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci accusavano
di essere tutti criminali(…), Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri”
(L’ORDA - Gian Antonio Stella)
Raccontare è da sempre una prerogativa umana. Sin dagli albori dell'umanità gli uomini si son seduti in cerchio a condividere storie. L'arte di raccontare è
in fondo l'essenza più antica del teatro. Recuperare la funzione pedagogica del racconto oggi, significa poter accompagnare i ragazzi/e nel loro percorso
di autenticazione personale, sostenerli nei loro passaggi di vita, nutrendo al contempo il senso di appartenenza comunitaria attraverso un linguaggio in
grado di poter dar corpo alle emozioni. Si accompagneranno i ragazzi/e a cercare scegliere i testi (racconti o brani tratti da romanzi,
testimonianze storiche, episodi di cronaca etc..; lettere) che più consuonano col loro sentire rispetto al tema del laboratorio.
Viaggio attraverso l’esperienza dell’immigrazione, partendo dal mare come luogo di incontro tra storie e culture, per esplorare l’immagine che si ha
dell’immigrato, acquisire consapevolezza dei propri pregiudizi e capire come essi nascano. I partecipanti potranno conoscere e raccontare le storie di
emigrazione italiana avvenute nei secoli scorsi, per decentrare lo sguardo e sviluppare una percezione più familiare del fenomeno che viene invece spesso
vissuto come una realtà lontana. Una scelta fatta per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "orde" di immigrati in Italia e di
montante xenofobia, che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo "diversi" anche noi e non eravamo più amati e non eravamo "migliori".
Si accompagneranno i ragazzi/e a cercare scegliere i testi (racconti o brani tratti da romanzi, testimonianze storiche, episodi di cronaca etc..; lettere) che più consuonano col loro sentire rispetto al tema del laboratorio.
Attraverso le tecniche del teatro di narrazione contemporaneo, i giovani apprenderanno poi a far “esplodere” la parola dalla pagina scritta, a darle voce e
corpo rendendola emozionante per chi racconta e per chi ascolta.
Forte attenzione sarà posta all'integrazione tra testo, movimento e musica, avvalendosi anche delle competenze musicali degli allievi. Alla fine del
percorso, in un’ottica di peer education è prevista una dimostrazione di lavoro aperta.
Il teatro di narrazione contemporaneo è un teatro in grado di coinvolgere attivamente i ragazzi sia perché interagisce con la musica, sia perché è un
teatro minimalista che si presta anche a spazi extra-teatrali ed è molto vicino al linguaggio cinematografico.
18 incontri di 2 ore ciascuno
Dott.ssa Tosi Valentina (Pedagogista, attrice, formatrice del teatro dell’Oppresso, danzamovimentoterapeuta ad indirizzo antropologico-simbolico, laureata con lode in Scienze della formazione con una tesi sulla prevenzione del bullismo a scuola e specializzata in Psicologia della pace)
Dott.sa Goldoni Chiara (Attrice, pedagogista, operatrice teatrale, Formatrice del teatro dell’Oppresso, narratrice)